NASCITA E DIFFUSIONE DELLA DATTILOGRAFIA

 

 

Spesso ci sarà capitato di sentire la parola “dattilografia”, ma forse non tutti sanno in cosa consiste e come nasce.

Questa parola prende origine dal greco dáctylos = dito e graphía = scrittura e descrive la tecnica e la pratica della scrittura mediante l’uso di una macchina per scrivere, o più generalmente di una tastiera.

Negli scorsi decenni, insieme alla stenografia, al calcolo a macchina, alle tecniche della duplicazione ed alla contabilità meccanizzata, questa disciplina professionale completa è entrata in ogni settore e in ogni ambito lavorativo, subendo grandi evoluzioni nel corso degli anni.

Il lungo processo che ha portato alla nascita della macchina per scrivere giunge a una svolta nel 1873, quando le officine Remington decidono di sfruttare commercialmente l’invenzione di una writing machine progettata da Christopher LathamSholes.
Dopo tre anni di perfezionamento del progetto e di allestimento della produzione seriale, nel 1876 alla fiera di Filadelfia,  la Remington lancia sul mercato la prima macchina per scrivere: un nuovo modo di comunicare ed una reale risposta alla necessità di presentare, archiviare e conservare dei testi che non fossero più manoscritti, ma bensì sempre più similari a quelli prodotti nelle tipografie.

Certo la nuova macchina non è priva di difetti: la scrittura cieca, che non permette al dattilografo di vedere il testo durante la battitura, è uno dei problemi che verrà risolto solo vent’anni dopo la Underwood.

In quegli anni entrano anche in voga le gare tra dattilografi: si gareggia per vedere quale metodo è più efficace, per premiare il dattilografo più veloce o il più preciso o le due cose insieme. Si gareggia persino per vedere chi è il più resistente.

Agli inizi la dattilografia è un’attività prevalentemente maschile, ma ben presto le donne mostrano una maggiore abilità. Anche in Italia la dattilografia è destinata a diventare una professione al femminile e una prima forma di emancipazione. Nel 1908 a Roma si tiene un concorso internazionale circa la metà dei partecipanti sono donne e il principe Fabrizio Colonna prima della gara sentenzia: «La dattilografia è stata provvidenziale anche per la donna poiché le ha aperto la via negli uffici pubblici e privati. Tra breve anche in Italia avverrà quello che si è verificato in Inghilterra, dove la massima parte dei dattilografi appartiene al sesso gentile».

Una continua e progressiva innovazione tecnologicaconducono ad una crescita e ad una continua evoluzione della dattilografia con conseguenti modifiche nel modo di operare del dattilografo.

Il risultato di questo processo di ricerca è la tastiera QWERTY, nome che trae origine dalla sequenza dei primi 6 tasti della prima riga alfabetica.
Nella prima macchina Olivetti – la M1, uscita sul mercato nel 1911 – la A sostituisce la Q e la Z prende il posto della W, formando la sequenza AZERTY, usata anche in Francia. Quando la M20 sostituisce la M1, l’Olivetti, pur lasciando al cliente altre opzioni, passa alla tastiera QZERTY, che rimarrà invariata per tutte le successive macchine per il mercato italiano. Solo nei computer, la tastiera Olivetti adotterà lo schema QWERTY.
Sostazialmente, la tastiera della prima Remington, salvo alcune variazioni per le diverse lingue, si afferma in tutto il mondo e rimane ancora oggi lo standard indiscusso. In seguito a queste modifiche fondamentali,  la competizione tra le macchine per scrivere si focalizza su altri aspetti: diventano infatti di grande importanza fattori quali la facilità e leggerezza della battuta con lo scopo di velocizzare e snellire il lavoro del dattilografo.
Una vera innovazione da questa prospettiva si ha con la diffusione delle macchine elettriche (la prima Olivetti è la Lexikon elettrica del 1950), dove l’aiuto di un motorino garantisce una battitura uniforme e regolare senza dover premere fino in fondo il tasto.

L’insegnamento di questa nuova disciplina nasce in America nel 1881 con le prime scuole per professionisti del settore.

In Italia il processo è più lento, ma progressivamente i piani scolastici vengono modificati a favore delle nuove professionalità emergenti

Nel 1859 la Legge Casati indicava  quale requisito indispensabile per l’inserimento nel mondo del lavoro amministrativo lo studio della calligrafia (ovvero della bella scrittura, dal greco καλòς calòs “bello” e γραφία graphìa “scrittura”); ad essa subentra la Riforma Gentile con il Regio Decreto 6/5/1923 n. 1054 che istituisce la Dattilografia quale materia d’esame negli Istituti Tecnici, e poi la Legge 15 giugno 1931 n. 889 – Riordinamento dell’istruzione Media Tecnica che introduce nelle scuole ad indirizzo commerciale l’insegnamento della Dattilografia.

Seguono a questi altri interventi normativi che danno prima maggiore e poi minor peso alla disciplina sia nell’ambito dell’ istruzione che in quello lavorativo.